Partita iva e regime dei minimi.

Ribadisco che, se volete iniziare un’attività tutta vostra, la partita iva con il regime dei minimi è l’ideale.
Ricapitoliamo con un esempio pratico  i vantaggi di questa particolare modalità di partita iva. Per prima cosa è fatta proprio per i giovani: vale per tutte le nuove partite iva aperte e per 5 anni dall’inizio dell’attività. Fino ai 35 anni. 

Supponiamo che svolgiate un lavoro per un cliente e che vogliate farvi pagare 100 euro. Ora sicuramente saprete che c’è sempre quella fastidiosissima IVA di mezzo del 22%. Questo vuol dire che quel 22% non sarà un vostro guadagno ma fa parte delle tasse che a fine anno dovrete pagare, quindi dai 100 euro ve ne resterebbero 79!
Se volete guadagnare 100 euro, dovrete aggiungere a questi 22 euro di iva, e il vostro cliente di dovrà pagare così 122 euro. Vero è che il vostro cliente scaricherà quanto pagato a voi dalle sue tasse (vedremo poi un esempio pratico anche di questo), ma ad alcuni potrebbe “dar fastidio” aggiungere così tanto per un lavoro, e psicologicamente gli sembrerà di pagare di più (specialmente a chi non ha una grande azienda o attività ed è abituato a piccole spese – e questo sarà molto probabilmente il vostro target iniziale).

Con la partita iva dei regimi minimi questo problema si ridimensiona notevolmente. Difatti siete esenti da IVA! Vale a dire addio 22%, non dovrete aggiungere nulla quando emettete la fattura. Tenete tuttavia presenti le vostre spese. E’ vero che non c’è più iva sulla fattura, ma è anche vero che dovrete poi a fine anno versare il 5% del vostro netto in tasse. Però è molto diverso farsi pagare 100 euro e poi emettere una fattura da 122, che invece spiegare con quale regime lavorate e farvi pagare 105 euro.

Un consiglio che mi permetto di darvi: non mettete quei 5 euro insieme ai 100! Metteteli da parte e dimenticateveli fino a fine anno, perchè sicuramente li spenderete (e poi quando arriva il momento di pagare ve li chiederanno comunque 🙂 ).

ALTRI COSTI OLTRE AL 5%…

A questo dobbiamo aggiungere un’ulteriore considerazione. Dal vostro netto guadagno annuale (quindi poniamo che abbiate svolto solo il lavoro dell’esempio vale a dire 100 euro (i 5 sono tasse e quindi non sono guadagno) dovrete togliere ulteriore 27,72% (che può salire fino al 33% per elevati guadagni – ah! dimenticavo di dirvi che il regime dei minimi si può avere fino a guadagni annuali di 30000 euro…immagino all’inizio basti, anche se vi auguro di no!).

Questo 27,72% rappresentano i contributi che dovrete versare all’INPS per ottenere, da vecchietti, la vostra pensione. Quindi considerate anche questa percentuale quando dovrete presentare un preventivo al cliente. Naturalmente  questi ulteriori soldi che “non vedrete più per un bel pò” non sono proprio una tassa, ma l’assicurazione sul vostro futuro; tuttavia considerateli per gestire il vostro bilancio attuale.

Tornando all’emissione della vostra fattura, potrete indicare un 4% che prende il nome di diritto di rivalsa. A fine anno così, di “vostro” vi mancherà di pagare il 23%. Il vostro cliente così, per 100 euro, vi darà 100 euro, più il 5% (5 euro che pagherete in tasse) e il 4% (4 euro che verserete all’INPS insieme all’ulteriore 23% a fine anno).

Quindi costo finale da presentare in fattura, 109 euro, ben diverso da 121! Un 9% extra totali a fronte del 21%.

Non sarete nemmeno soggetti ai controlli di settore, specialmente se aprite una partita iva generica (all’inizio potete farlo) con la quale potrete svolgere qualsiasi lavoro, dalla grafica al muratore! Comodo no?

Vi suggerisco, anche se avrete la tentazione di fare tutto da soli, di parlare con un commercialista e lasciare che vi segua almeno per il primo anno, fino a quando non saprete cavarvela da soli! Trovatene uno economico e magari di fiducia, perchè sembra tutto semplice (e in effetti in gran parte lo è) ma vi servirà come il pane per capire come meglio gestire le vostre entrate e le vostre uscite.

psst! A proposito, considerate nelle spese anche il costo del commercialista…